Chi decide di esercitare attività politica dovrebbe rendersi conto della complessità del ruolo e non comportarsi come il marchese del grillo. Ricoprire un incarico politico, di qualsiasi livello, significa innanzitutto allargare la propria coscienza e inoltre, come ci ha insegnato Max Weber, agire secondo l’etica della responsabilità e non quella dei principi. Agire secondo l’etica della responsabilità significa essere consapevoli del ruolo che si ricopre, e comprendere che le proprie scelte, decisioni e affermazioni, hanno delle conseguenze nella società. Se ad esempio un politico decide di far cadere un governo, oppure di non farlo nascere, per i motivi più disparati (che poi non sono mai troppo lontani dall’affermazione del sé), deve sapere che questa scelta non è fine a sé stessa ma ha delle ripercussioni per la collettività. Se per questioni di principio o, come si sente spesso dire, di coscienza si rinuncia alla responsabilità di governare, e rinunciando si passa la mano a qualcun altro che si ritiene possa danneggiare il Paese, ci si sta comportando da irresponsabili, dimostrando de essere inadatti a ricoprire un incarico pubblico. Quando si agisce per conto della collettività è necessario uscire dall’etica dei principi, secondo la quale si fa solamente ciò che si ritiene giusto senza curarsi delle conseguenze. Spesso adottando quest’ottica, nella storia dell’umanità, si sono perpetrate le atrocità della peggior specie. Inoltre, come anticipato all’inizio, bisogna allargare il proprio concetto di coscienza: non può essere la coscienza individuale a guidare le scelte ma quella collettiva. Ciò che è giusto per la società è più importante di ciò che è giusto per sé stessi. Sono concetti difficili da mettere in pratica ma fondamentali, sui quali ognuno di noi, nonostante le mille difficoltà provenienti dai modelli televisivi e sociali che ci vengono propinati, dovrebbe lavorare quotidianamente; soprattutto per inculcarli alle nuove generazioni. Solo così potremmo tornare a sperare in un futuro migliore.