Lo spettacolo post-elettorale al quale stiamo assistendo è emblematico del degrado sociale nel quale viviamo. Nelle mie analisi cerco di essere obiettivo, per questo motivo è da un po’ che ho smesso di fare il tifo per questo o quel partito. Noi italiani, nel corso dei secoli, abbiamo sempre espresso eccellenze in molti settori: arte, cultura, moda, cucina, ecc. L’unico ambito nel quale da anni produciamo solo mediocrità è la politica. I nostri rappresentanti, che poi non rappresentano nulla in quanto nominati dall’esecutivo, spesso sono il peggio della società, perché sono un campione dei nostri peggiori vizi e di una comunità senza più valori. In una società malata di “io”, dove non esiste più il concetto di collettivo, siamo governati da gente ossessionata e vittima di tale patologia. Nel dibattito pubblico è scomparso il concetto di patria e d’interesse nazionale, nessuno nomina più la parola Italia. Si parla, direttamente o indirettamente, soltanto di sé stessi e si gioca a fare i leader, senza conoscere il concetto di leadership. Ogni giorno gli elettori impotenti e disgustati assistono a ridicole schermaglie mediatiche finalizzate solo all’affermazione di stessi. “Mezze cartucce” che giocano a fare gli uomini di Stato, ma che non hanno la statura per gestire neanche un condominio. Dovremmo acquisire la consapevolezza che fare politica, a qualsiasi livello, non è cosa da tutti, ma per comprenderlo bisognerebbe avere intelligenza e umiltà: doti sempre più rare. Tutti s’improvvisano politici, non per apportare il proprio contributo alla società, ma per migliorare la propria posizione. La politica è vista come un ascensore sociale, perché spesso è più facile incanalarsi in un percorso politico che gestire un’azienda, vincere un concorso o superare un colloquio di lavoro (evento sempre più raro). La politica non come servizio alla comunità, come sacrificio, dedizione e approfondimento della realtà, ma come punto di arrivo per alimentare il proprio ego smisurato e circondarsi di cortigiani smarriti nella complessità, che si aggrappano a tutto pur di restare a galla, in un mondo che affonda vorticosamente.