Continuando il ragionamento intrapreso nell’articolo c’è ma non si vede, farò esempi concreti, per dimostrare come la tecnica stia modificando il lavoro. Ma prima di scendere nel livello più basso, nel mondo dei lavoratori invisibili, parlerò dei “penultimi” (con le argomentazioni del prossimo articolo questa definizione sarà più chiara). Prendiamo ad esempio l’azienda simbolo di questo mondo: Amazon; e vediamo ciò che è venuto fuori dallo sciopero del 24 e 25 novembre dei dipendenti dell’unica sede italiana, quella di Castel San Giovanni in provincia di Piacenza. Le testimonianze dei lavoratori hanno confermato ciò che tutti sanno, ma che ormai è accettato e considerato inevitabile, e cioè che la maggior parte delle grosse multinazionali, per essere più efficienti e competitive sul mercato globale, fanno leva sulla precarietà del lavoro. Infatti Amazon Italia, in linea con questa tendenza, lavora in sinergia con tre agenzie interinali (Adecco, Manpower e G- Group) dalle quali attinge personale per il tempo necessario. La cosa di per sé non sarebbe negativa, se non fosse che da occasionale esigenza produttiva, questa scelta si sia trasformata in pura strategia operativa. Infatti, così facendo, la società ottiene diversi vantaggi: innanzitutto può spingere al massimo la richiesta di prestazioni con la promessa di una futura assunzione a tempo indeterminato direttamente dalla Amazon; in secondo luogo crea un esercito di lavoratori precari disposti a tutto, che non osano iscriversi al sindacato per timore di ritorsioni. Così abbiamo saputo che i magazzinieri, chiamati picker, corrono tra gli scaffali per raccogliere gli ordini con uno scanner/gps. La buona notizia è che si tengono in forma, in quanto concludono quotidianamente una mezza maratona, percorrendo mediamente 20 chilometri di itinerari tracciati e monitorati dagli apparecchi che utilizzano. Infatti, lo scanner che portano sempre al seguito, indica dove è collocato l’articolo e il tempo necessario per raggiungerlo. Per comprendere a pieno che stiamo parlando di una vera e propria trasformazione della società, ci avvaliamo dell’aiuto di Wittgenstein, il quale ci spiega che il linguaggio è la rappresentazione logica del mondo, e che: “il limite del mio mondo è il limite del mio linguaggio”. Pertanto, non esistendo parole in grado di rappresentare molte di queste situazioni, le multinazionali stanno coniando dei termini in grado di spiegare il nuovo mondo. Ad esempio, ai neo assunti viene insegnato il “passo Amazon”, che è un’andatura che si colloca tra la camminata veloce e la corsa lenta. Così come vengono spiegati i “movimenti smart” per essere più produttivi e non incorrere in infortuni. Le finalità di questi termini di nuovo conio, oltre che di spiegare la realtà, sono di conferire più smalto al brand, di diffondere senso di appartenenza e confondere le idee con eufemismi linguistici per edulcorare ciò che altrimenti non sarebbe accettabile. Perché dire ad un dipendente: “utilizza il passo Amazon” invece di “corri” fa più chic, rende l’ordine meno impietoso e soprattutto non suscita l’indignazione generale.