I nostri politici sono riusciti a ridicolizzare anche uno strumento di protesta e disobbedienza civile, come lo sciopero della fame. Tutti ricordiamo le battaglie di Marco Pannella, politico fuori dagli schemi, che non è mai sceso a compromessi con la classe dirigente e rimasto sempre fuori dalla logica del sistema partitocratico. Mentre oggi a fare lo sciopero della fame sono membri di primo piano del governo, come il ministro Graziano Delrio, i sottosegretari Benedetto Della Vedova e Angelo Rughetti, l’ex ministro e attuale presidente della commissione antimafia Rosy Bindi e decine di senatori e deputati, i quali, venuti a conoscenza di un’iniziativa di alcuni insegnanti per l’approvazione della legge sulla cittadinanza (ius soli), hanno avuto la brillante idea di unirsi a loro, al fine di occupare le prime pagine dei giornali. Chiaramente si sono ben organizzati, e hanno preso le necessarie contromisure per evitare i “fastidi” di una vera astensione dal cibo. Ricordiamo Marco Pannella quando nel 2011, all’età di 81 anni, arrivò a digiunare (ingerendo solo liquidi) per circa tre mesi, al fine di battersi contro le precarie condizioni dei detenuti. Di tali scioperi Pannella ne fece un efficace strumento di battaglia politica, tanto che ne è diventato il simbolo. Era talmente determinato nelle sue iniziative, che in qualche occasione arrivò a sfiorare la morte, e fu ricoverato per le precarie condizioni fisiche http://bit.ly/2hTGuI4. Appartengono ormai alla storia, le telefonate del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella http://bit.ly/2wBPdkB, e addirittura di Papa Francesco http://bit.ly/2fRZYsp, per sincerarsi sulle condizioni di salute e indurlo a smettere nell’iniziativa. Gli attuali esponenti della maggioranza parlamentare e del governo, per evitare queste fastidiose controindicazioni, e puntare esclusivamente sul marketing, si sono inventati una nuova tipologia di sciopero della fame: a staffetta. Della serie “un po’ per uno non fa male a nessuno”. Quindi in realtà non sono a digiuno, innanzitutto perché possono ingerire una piccola quantità di cibo, ma soprattutto perché seguono questa specie di purificazione alternandosi. Insomma, hanno stabilito dei turni di sciopero, che durano al massimo una giornata. Basterebbe questo per comprendere la credibilità dei loro gesti, ma è necessario fare un’altra osservazione. Questo genere di proteste dovrebbe essere appannaggio dei cittadini e di coloro che non hanno strumenti o possibilità di incidere sulle decisioni politiche, e non di membri del governo. È a dir poco kafkiano vedere ministri, sottosegretari e parlamentari della maggioranza, scioperare contro sé stessi. Se volessero e credessero sinceramente nella bontà della legge, avrebbero tutti gli strumenti per farla approvare. Potrebbero porre la questione di fiducia o in alternativa esporsi pubblicamente e prendere impegni solenni in prima persona. Possibilmente senza fare troppi annunci, anche perché sarebbero in pochi a crederci, viste le innumerevoli dichiarazioni dell’allora Presidente del Consiglio Matteo Renzi http://bit.ly/2y518KR e della ministra Maria Elena Boschi http://bit.ly/2hSLuNe sull’abbandono della politica in caso avesse vinto il no al referendum costituzionale del 4 dicembre 2016. Basterebbe un semplice ultimatum alla propria maggioranza, e nel caso di voto contrario, trarre le dovute conseguenze. Ma purtroppo questi gesti non sono contemplati dai politici degli attuali partiti, perché sono rischiosi e non portano benefici immediati. Meglio investire bene in una proficua campagna pubblicitaria.