Ai più distratti sarà passata inosservata la notizia dell’uccisione dello scienziato iraniano a capo del programma nucleare, Mohsen Fakhrizadeh-Mahabadi, avvenuta probabilmente per mano del Mossad (servizi segreti israeliani) avvenuta il 27 novembre. Anche perché alcuni telegiornali non hanno diffuso la notizia e altri l’hanno annunciata in coda, come fosse un dettaglio rispetto alle scaramucce tra Renzi e Di Maio e tra Salvini e Berlusconi. In realtà, si tratta di un atto gravissimo, che insieme a quello compiuto qualche mese fa dagli Stati Uniti con l’uccisione del generale Qassem Soleimani, comporterà, nel medio periodo, una dura e imprevedibile reazione iraniana con ripercussioni che arriveranno anche alle nostre latitudini. Ci saranno gli Stati Uniti anche dietro questo omicidio? Chi può dirlo con certezza, pare che quattro giorni fa ci sia stato un incontro, che sarebbe dovuto rimanere segreto, a Neom in Arabia Saudita, tra il potente erede al trono Mohammad Bin Salman e Netanyahu, a cui si sarebbero aggiunti il segretario di Stato americano, Mike Pompeo e, il capo del Mossad, Yossi Cohen. Cosa si siano detti è impossibile saperlo, si può solo ipotizzare, qualcuno potrebbe anche supporre che si siano incontrati per un semplice saluto. Certo è che quando l’Iran reagirà colpendo Israele, probabilmente l’America non rimarrà a guardare, e noi saremo tutti pronti ad additare gli iraniani come i “cattivi” di turno. Ciò alimenterà l’odio, l’incomprensione e la violenza tra popoli che non riescono a capirsi perché vivono immersi nel “racconto” di due mondi diversi.