Quasi un anno e mezzo fa abbiamo trattato il tema dei dazi Americani, ma forse non tutti avevano colto l’importanza della tematica, visto che la cosa a quei tempi non sembrava riguardaci direttamente. Oggi, probabilmente, l’opinione pubblica è un po’ più attenta a riguardo. Inutile dilungarsi su ciò che si legge e si sente dappertutto in questi giorni, mi riferisco alla questione Airbus che, tra l’altro, neanche ci riguarda direttamene. L’ America, continua ad essere il paese leader nel mondo a livello economico perché ha scelto di essere il miglior “cliente” del mondo, infatti la sua bilancia commerciale è perennemente in passivo (per i meno avvezzi alla tematica ciò significa che le importazioni superano di gran lunga le esportazioni). Basti pensare che nell’ultimo decennio ha registrato un disavanzo delle partite correnti di circa 440 miliardi di dollari. Questi dati ai più, fino a qualche settimana fa, potevano apparire irrilevanti e di poco conto, in questi giorni invece sono diventati talmente importanti da essere riportati nelle notizia di apertura dei tg e dei giornali. È bastato un leggerissimo segnale di avvertimento pervenuto da oltreoceano per mandarci in tilt, per spaventarci, innervosirci e monopolizzare la nostra attenzione sul problema dazi. Come al solito la classe dirigente italiana è maestra nel confondere e confondersi le idee e spesso, senza capire granché delle complesse tematiche affrontate, appare in prima serata urlandosi addosso e scaricandosi le responsabilità. Da parte nostra basterebbe un po’ di calma e conoscenza di alcune dinamiche per capire che la realtà è molto semplice e diversa da come appare e ce la raccontano. Trump e l’America non ce l’hanno con noi, tant’ è vero che ci hanno colpito solo di striscio; il vero tormento Americano (per tanti motivi che analizzeremo prossimamente) è sempre stato e continua ad essere la Germania, che in realtà non ha nessuna voglia e capacità di essere un paese leader. La Germania ha solo una visione commerciale del mondo e pensa esclusivamente all’interesse del proprio paese, tant’è vero che, esattamente al contrario degli Stati Uniti, negli ultimi dieci anni ha registrato un avanzo della bilancia commerciale di 250 miliardi di dollari. Una cifra spropositata, basti pensare che in termini assoluti ha superato anche la Cina con i suoi 230 miliardi di dollari nello stesso lasso di tempo. Avete letto bene, ho scritto in termini assoluti e non relativi, i tedeschi hanno un avanzo commerciale maggiore di quello dei cinesi nonostante il paese asiatico conti 1 miliardo e 400 milioni di abitanti (un settimo della popolazione mondiale) rispetto agli 82 milioni della Germania, che a confronto potrebbe essere considerato un quartiere dell’immenso impero cinese. È chiaro che questa politica miope ed egoista della potenza europea è una strategia a corto raggio, infatti sono già iniziate le prime serie avvisaglie di crisi che stanno determinando delle crepe nel sistema, ma di questo argomento ce ne occuperemo a breve. La Germania per poter raggiungere questi risultati straordinari si è servita, tramite il controllo dell’Unione Europea, di uno strumento noto a tutti: l’euro. Infatti, grazie alla creazione di una moneta unica tra un paese forte come quello tedesco e paesi con un’economia debole quali la Grecia, la Spagna, il Portogallo e purtroppo anche l’Italia, la Germania ha realizzato il capolavoro di creare una moneta sottovalutata per la sua forza economica, rendendo i suoi beni appetibili al mondo. Chiaramente, questa cosa oltre che impoverire i partner dell’Unione, con delle conseguenze che però andranno anche a discapito della Germania stessa, ha indispettito l’America che sicuramente non è rimasta a guardare e ha avviato una serie di ripercussioni. Il vero problema e che noi per delle responsabilità che vanno dalla malafede, all’ignoranza e alla pavidità dei tanti governanti che si sono susseguiti negli anni, ci troviamo nel mezzo di una rissa che sarà sempre più cruenta e, purtroppo, ci vede schierati dalla parte sbagliata. Quindi, oltre aver patito gravi conseguenze dalla politica economica della Germania e di conseguenza dall’Unione Europea, dovremmo anche subire la dura lezione che ci darà l’America.