Guardando la squadra di governo, quello che salta subito agli occhi è l’enorme differenza che c’è tra i ministri tecnici e quelli politici. Questa difformità, che dovrebbe essere visibile a tutti, indica il malessere dei nostri giorni: negli anni la gestione del Paese più bello del mondo è stata affidata a degli avventurieri. Il film è sempre lo stesso: i “migliori” fuggono dalla politica e dal governo del paese, affidando la gestione dello stesso a mediocri ambiziosi che arraffano finché possono per poi correre in ritirata e fare posto ai competenti, che però arrivano senza rispettare le basilari regole della democrazia. Li chiamiamo supplicandoli perché siamo a un passo dal baratro, di conseguenza il potere non è più del popolo, che è allo sbando e alla disperazione, ma del salvatore di turno che in quanto tale è comunque a credito. I mezzi d’informazione e tutto l’arco costituzionale, invece di vergognarsi del proprio fallimento, acclamano il “salvatore” che, non avendo presentato il proprio progetto politico e non essendo sottoposto al “giudizio” del voto, è libero di fare ciò che crede senza alcun controllo e vincolo popolare. Quella che dovrebbe essere una situazione eccezionale ed estrema, nel nostro paese è ormai diventata la norma. Draghi sarà sicuramente bravo a gestire le risorse del Recovery Plan ma non potrà risolvere i problemi endemici dell’Italia, per farlo dovremmo mandare a casa per sempre quei quattro straccioni che siedono indegnamente nei palazzi del potere e pretendere che i “migliori” tornino a fare Politica.