Continuiamo il ragionamento iniziato nell’articolo precedente. La politica ormai non esiste più, è diventata solo intrattenimento; le decisioni vere, quelle che segnano il destino dei popoli, sono tecniche e parlano un linguaggio economico e finanziario autoreferenziale, incomprensibile ai più. La maggior parte dei cittadini, negli ultimi anni, non ha fatto altro che affidarsi e continuare a scegliere e litigare per tradizione e spirito di appartenenza, non certo perché abbia compreso realmente le argomentazioni. La discussione ed il confronto politico, man mano, si è spostato su temi secondari, quelli che riguardano i modelli sociali, i diritti civili e così via, ma non certo sulle tematiche economiche fondamentali. In pochi hanno compreso che all’origine delle divisioni e delle discussioni ci sono due modelli economici a confronto, e il motivo principale per il quale è nato il blog è proprio quello di far conoscere e divulgare argomenti che dovrebbero essere alla portata di tutti e non solo delle “menti elette”; perché, oggi più che mai, è chiaro che queste scelte riguardano le nostre vite e quelle delle future generazioni. Da una parte c’è il modello liberista (che dopo la caduta del Muro di Berlino sembrava aver vinto definitivamente) portato avanti dall’Unione Europea e basato unicamente sul Mercato, all’interno del quale tutto deve risolversi secondo le più ferree leggi di natura; dall’altra parte c’è il modello keynesiano che, dopo essere stato in voga dal secondo dopoguerra fino alla fine degli anni ’70, ci ha permesso di vivere il “miracolo economico” ma che gradualmente è stato surclassato dalla teoria di Friedrich von Hayek. La scuola keynesiana, che sembrava ormai andata in pensione, oggi pare riemergere, nonostante le Università più prestigiose e le maggiori Istituzioni economiche e politiche continuino a portare avanti teorie neoliberiste. Diciamolo francamente, queste ultime sulla carta funzionano e sono convincenti, ci hanno affascinato e su di esse e abbiamo costruito la globalizzazione. Per un po’ di anni siamo vissuti nell’illusione di aver raggiunto una situazione definitiva di benessere e che avanzando verso l’abbattimento di qualsiasi tipo di frontiera avremmo costruito un mondo perfetto. Ma ben presto il mondo reale si è dimostrato diverso da quello ideale e ha iniziato a mostrare delle sofferenze. Ci siamo resi conto che quelli che sulla carta erano semplici e freddi numeri, nella realtà erano vite umane, e che l’homo oeconomicus, che nella teoria economica è un uomo perfettamente razionale, non esiste nella pratica. Oggi queste cose le abbiamo capite, stiamo finalmente comprendendo che lo Stato non è quel demone che ci hanno descritto, anzi è utile e fondamentale per raddrizzare le storture del Mercato. Chiaramente, c’è chi ancora imbevuto della propaganda contraria non l’ha compreso e c’è chi ha tutto l’interesse a non comprenderlo, perché, in un mondo diviso tra ricchi e poveri, tra chi detiene il potere e chi lo subisce, si trova dalla minoritaria parte privilegiata e vuole rimanerci. [Continua…]