Siamo nella situazione peggiore dal dopoguerra ad oggi, e siamo soli. L’Italia è sola. In questa contingenza in tanti hanno riscoperto il senso di appartenenza e ora, per fortuna, non bisogna più vergognarsi di dichiararsi patriottici temendo di essere etichettati come sovranisti. In giro echeggia l’inno di Mameli e si vedono sventolare bandiere tricolori, non c’è ombra di vessilli europei. Di quell’Europa alla quale per troppo tempo ci siamo illusi di appartenere. Ora, nel vero momento di bisogno è chiaro a tutti, o quasi, che L’Europa è solo una costruzione congegnata a tavolino ma che non esiste nella realtà. Un comitato di interessi economici e un aggroviglio di disposizioni incomprensibili, finalizzati ad arricchire gli opulenti e impoverire i cagionevoli. Di fronte alla prima vera emergenza, l’UE ha dimostrato la propria inconsistenza, non solo non ha posto in essere un piano univoco per far fronte alle criticità, ma si è immediatamente divisa mostrando la sua vera essenza. L’Italia, al momento il Paese più colpito dal virus, è stata isolata. Ma i nostri “partner” non si sono limitati a emarginarci, trattandoci come appestati, hanno fatto qualcosa in più, ci hanno boicottato. Francia e Germania, ma non solo, anche Bulgaria, Repubblica Ceca e Polonia hanno bloccato l’esportazione di mascherine e di dispositivi di protezione verso il nostro Paese. E, come se non bastasse, a tutto ciò bisogna aggiungere l’intervento di Christine Lagarde che con poche ma lapidarie parole è riuscita a farci perdere circa 84 miliardi di euro. E’ vero che poi gli atteggiamenti sono cambiati, ma spero sia chiaro a tutti che la metamorfosi è dipesa dalle difficoltà franco-tedesche e non certo dalle nostre. Spero, almeno, che questa crisi serva a far aprire gli occhi a tutti, e a non lasciare un tema così importante solo nelle mani di Salvini. Questo non è un problema che si può liquidare con superficialità, con una scrollata di spalle e con vuoti slogan pro o anti sovranisti. Qui si tratta di difendere il nostro Paese e di riscoprire il nostro valore; di ricordare innanzitutto a noi stessi e poi agli altri chi siamo e cosa siamo stati. Sia chiaro una volta per tutti: siamo soli, soli usciremo da questa situazione e soli dovremo ricostruire il Paese. Dovremo essere pronti e uniti, e non accettare in alcun caso, anche sotto le minacce più cruenti (che non mancheranno), una qualsiasi forma di commissariamento. Se dovessimo accettare passivamente quest’ultima sciagurata eventualità, infliggeremmo il colpo di grazia all’Italia. Bisognerà ricominciare dal basso, e solo dopo aver riscoperto la nostra identità e il nostro valore saremo pronti a cooperare con tutti ma in maniera diversa. Dovremo creare una collaborazione vera, preservando la nostra identità, stabilendo un rapporto paritario guardando i partner negli occhi e non seguirli a capo chino.
Non credo che qualcuno in Italia abbia voglia di commissariamento. Concordo sulla necessità di prendere atto della situazione, rimboccarsi le maniche e ricostruire, quando potremo. Personalmente non mi aspettavo che gli altri paesi ci aprissero le braccia ma neanche che bloccassero le mascherina alle frontiere. Dovremo attivare tutte le risorse interne. Dovremo ricordare molte cose a noi stessi, per esempio cosa non è stato fatto per prevenire o comunque gestire adeguatamente questa situazione. I primi giorni mi sono chiesta: possibile che non fossero state definite procedure per gestire l’emergenza sanitaria? Sembra che ci fossero ma non siano state attivate. Ho letto che i posti in rianimazione sono molto meno numerosi che in Germania. Questo non dipende dall’Unione europea, così come la chiusura degli ospedali, il taglio dei posti letto, il numero chiuso a medicina, la rinuncia ad avere sul territorio nazionale aziende strategiche per la vita delle persone, in nome della globalizzazione. Molte cose dovremo rivedere a livello nazionale, dovremo ridefinire le priorità e l’allocazione delle risorse. Gli italiani hanno un patrimonio privato cospicuo, spero anche le competenze necessarie da impiegare nell’interesse di tutti.
Filomena è tutto vero quello che dici. E’ vero che dobbiamo rivedere molte cose, ma è altrettanto vero che molte scelte sono il frutto dell’assurda e dogmatica politica dell’Austerità che abbiamo accettato passivamente. Ora, come le ultime vicende dimostrano, vorremmo fare qualcosa di diverso ma i “padroni” ce lo impediscono.