Tra i tanti problemi seri che ha l’Unione Europea ce n’è uno apparentemente banale e che pertanto viene sottovalutato: i cittadini dei paesi europei non si sentono europei. Le conseguenze di questa semplice verità sono di fondamentale importanza. Mentre gli americani si sentono tali, così come gli inglesi e i cinesi, per noi non è così. Ci sforziamo, e spesso ci illudiamo, di crederci un solo popolo ma in realtà siamo profondamente diversi e rimarchiamo con orgoglio la nostra eterogeneità. Un francese o un tedesco si sentono radicalmente diversi da un italiano o da un greco, ed è così per tutti gli stati dell’Unione (mi impegnerò, in un prossimo articolo, a riportare qualche esempio concreto per dimostrare ciò che affermo). Noi italiani abbiamo una storia differente da quella degli altri popoli del continente e della quale siamo orgogliosi, abbiamo un passato millenario che influenza, spesso involontariamente, il nostro presente. Insomma, l’Europa esiste sicuramente sulla carta ma non nei nostri cuori. Razionalmente l’idea è allettante perché, in un’era globale, avere un unico paese con un mercato unico di 500 milioni di abitanti sarebbe un argine importante contro lo strapotere dell’impero americano e di quello cinese, ma dobbiamo fare i conti con la realtà e non vivere solo di desideri. Ciò non significa che non possa nascere un’Unione Europea, ma dovremmo prima cestinare questo “mostro” che abbiamo creato. Aver creduto di poter partire dall’economia, e quindi da un mercato unico e una moneta unica, per unire dei popoli che hanno millenni di storia e di tradizioni eterogenee è stato un errore imperdonabile. Se si vuole creare un Paese unico, questo deve avere una lingua, un esercito, una politica economica propria e una classe dirigente che rappresenti l’intero popolo e non gli interessi di una élite. Ma, soprattutto, bisognerebbe partire dalla base, cioè dal riconoscimento di valori comuni, di una cultura e una storia che appartengano a tutti, che vengano riconosciute dai popoli e consacrate all’interno di una Costituzione. Non possiamo confondere dei freddi Trattati, incomprensibili e burocratici, con una Costituzione. Le Costituzioni sono le creazioni più nobili che gli uomini si siano inventate per permettere la convivenza, ma perché siano rispettate devono appartenere ai popoli, devono avere la capacità di scaldare i cuori. Quindi, o riusciamo a stabilire e valorizzare ciò che ci unisce, che ci rende unici e a porci degli obiettivi comuni, oppure è meglio lasciar perdere e non perseverare nel prenderci in giro a discapito dei più deboli. È un lavoro enorme, che richiede grande coraggio, visione e statura politica. Caratteristiche queste ultime che non vedo nell’attuale classe dirigente europea, ma non abbiamo alternative: o è così oppure non è.