Dario Franceschini chiede coerenza a Luigi Di Maio e lo invita a firmare l’approvazione del Fondo salva-Stati. Il leader pentastellato è chiaramente in difficoltà perché è proprio la coerenza che gli è venuta a mancare da quando è al governo. Ecco cosa c’è scritto sul programma del Movimento 5 stelle a proposito del Mes: “Le conseguenze della crisi finanziaria globale dei mutui subprime hanno travolto l’Europa senza che questa fosse dotata degli strumenti necessari per farvi fronte. L’UE e gli Stati membri, anziché affrontare le reali cause della crisi, ossia il fallimento dell’attuale modello capitalistico-finanziario globale, hanno operato in senso diverso, predisponendo una serie di regole finalizzate a garantire proprio la sopravvivenza del sistema con le sue anomalie, ignorando la democrazia e al benessere dei popoli. Nel tentativo di fronteggiare la crisi si è disposta la creazione del Meccanismo Europeo di Stabilità (MES), le cui decisioni ultime possono esser fatte risalire ad accordi presi nelle istituzioni che compongono il consesso denominato correntemente Troika: Commissione europea, Banca Centrale Europea e Fondo Monetario Internazionale. Il Movimento 5 Stelle si opporrà in ogni modo ai ricatti dei mercati e della finanza internazionale travestiti da “riforme” che comportano la svendita degli asset paese e la messa in crisi delle politiche di welfare. In particolare, si impegnerà alla liquidazione del MES (Fondo “Salva Stati”), liberando in tal modo gli Stati dalla necessità di adeguarsi alle “rigorose condizionalità” imposte attraverso decisioni prese in contrasto con i principi democratici dagli organismi sovranazionali che formano la cosiddetta “Troika”. Al contempo combatteremo affinché non sia possibile per le multinazionali continuare ad eludere il fisco mediante “triangolazioni internazionali” aggressive e lesive del principio di giusta contribuzione. Lavoreremo, infine, per la riforma dell’architettura finanziaria internazionale e, a tal fine, aumenteremo la cooperazione con tutti quegli organismi, come il G7 più Cina, che si impegnano in questa direzione.” Parole che personalmente apprezzo e condivido, come tutto ciò che i 5 Stelle hanno detto in campagna elettorale a proposito dell’Unione Europa, e che sono ancora riportate sul programma che potete leggere qui. Vi invito caldamente a cliccare sul link e leggere, perché è di notevole interesse. Principi appropriati e condivisibili, segno che provengono da fonti che conoscono perfettamente le problematiche che ci attanagliano. Proposte per le quali il Movimento 5 Stelle alle elezioni del 4 marzo 2018 è diventato il primo partito in Italia; ma che ha iniziato ad accantonare dal momento in cui è andato al governo, infatti d’allora ha avviato un cambio di fronte rispetto al tema dell’euro e dell’Unione Europea. Su tali tematiche utilizza un linguaggio criptico, tentennando su ogni possibile riforma. Ma ciò che rende l’atteggiamento inaccettabile è che, come dimostra il programma elettorale, il partito conosce perfettamente le iniquità e le ingiustizie del sistema del quale l’Italia è vittima, a dimostrazione del fatto che il cambio di opinione è figlio solo dell’opportunismo politico. Il Movimento che voleva essere rivoluzionario ha preso coscienza della realtà e ha capito che è più facile inserirsi e lasciarsi corrompere dal sistema di potere che combatterlo. Ora, anche se in extremis, le possibilità che ha di fronte sono due: o raddrizzare la schiena e tornare ad opporsi all’establishment economico-finanziario che tiene sotto scacco l’Europa; oppure continuare per la strada intrapresa, raffazzonando qui e là rendite di posizione e rimanere a galla con giochetti di palazzo di cui gli altri partiti ci hanno abituato. Insomma, dovrà scegliere tra il potere e il consenso dei cittadini e, in un paese dove il volere popolare conta sempre meno, temo di sapere quale sarà la decisione.