Le immagini di Venezia inondata sono la rappresentazione plastica dell’Italia che è ormai sommersa e disperata. Un paese senza controllo che ha delegato ad altri la gestione del proprio governo. Le mezze figure politiche che parlano, lo fanno solo dopo aver vagliato i sondaggi e puntano unicamente a rafforzare la loro posizione. Non è vero che non si prendono cura del paese, in realtà non hanno la minima idea di cosa significhi curarsi del paese, sono figli e protagonisti della società dell’immagine e non riescono ad andare oltre la concezione di sé. Nel frattempo l’Italia è ferma, da anni non si fanno più investimenti seri perché le regole imposte dall’Unione Europea ce lo vietano, abbiamo perso competitività rispetto ai paesi più avanzati, da troppo tempo non abbiamo più una politica industriale, un progetto di sviluppo né tantomeno infrastrutture adeguate. A ciò va aggiunto che le poche opere avviate sono incomplete o realizzate male a causa dell’alto livello di corruzione e delle infiltrazioni malavitose. Un esempio emblematico è il Mose di Venezia, l’infrastruttura a dighe mobili che dovrebbe proteggere Venezia dall’acqua alta, che pensato negli anni ’80 ha visto l’inizio dei lavori nel 2003 e dopo 17 anni e oltre 5 miliardi di euro spesi non si è ancora concluso. Nel frattempo sono finiti in carcere 35 persone, compreso l’ex governatore della Regione Galan che ha patteggiato una pena di 2 anni e 10 mesi restituendo 2.5 milioni di euro. Invece, nei rari casi in cui non ci sono stati arresti, sono state avviate indagini dalla magistratura e ciò naturalmente contribuisce a rallenta i lavori, perché in un clima di paura le procedure si bloccano. La classe politica, invece di prendere atto di queste criticità e rifondare il sistema sociale con un’azione radicale, ha trovato come unica soluzione quella di legiferare all’inverosimile, burocratizzando il sistema e riempiendo il paese di norme e regolamenti: una giungla normativa in cui nessuno riesce a districarsi. E mentre tutti cerchiamo inutilmente il bandolo della matassa, il paese affonda sotto l’alta marea.