Partendo dalla famosa affermazione del poeta e scrittore Ezra Pound: “I politici sono i camerieri dei banchieri”, possiamo solo constatare come, a distanza di mezzo secolo, questa frase sia sempre più attuale. Oggi non è più necessaria molta lungimiranza per comprendere come la politica sia stata surclassata dall’economia; chi segue il blog ha già letto a riguardo, quindi non mi dilungherò con degli esempi. Mentre, per chi non abbia mai riflettuto su tale fenomeno, basta che si guardi un po’ intorno e, se è in buona fede e ha un briciolo di capacità critica, potrà facilmente prenderne coscienza. Accanto ai famosi tre poteri (legislativo, esecutivo e giudiziario) descritti da Montesquieu ne Lo spirito delle leggi , che hanno preso forma perfettamente con la fine della rivoluzione francese a seguito della frantumazione del potere assoluto dei sovrani, oggi ce n’è un quarto che è il più forte di tutti: il potere monetario. In realtà ce ne sarebbe anche un quinto, ma ne parleremo in un’altra occasione. Questo quarto potere, che influenza e condiziona le scelte degli altri tre, è determinante per le sorti dei vari paesi. Ma nonostante questa sua centralità è, stranamente, fuori dal controllo dei cittadini, almeno per quanto riguarda gli stati europei; difatti, è nelle mani di una ristretta cerchia di funzionari e burocrati che nessun tipo di rapporto o rappresentanza hanno con il popolo. A voler essere precisi, bisognerebbe aggiungere che oggi il popolo non sceglie più neanche i rappresentanti del potere legislativo, ma anche di ciò abbiamo già parlato e sarebbe fuorviante riprendere il discorso in questa sede. Invece, è importante sottolineare che, nel mentre succedeva tutto ciò, si è verificato un altro fenomeno altrettanto considerevole: l’economia a sua volta è stata soverchiata dalla finanza che, ormai insieme alla tecnica, domina il mondo in maniera incontrastata. Insomma, siamo passati dal dominio dell’economia a quello della finanza con tutte le conseguenze che ciò sta comportando, senza averne alcuna consapevolezza. Basta guardare un qualsiasi TG per ascoltare la solita litania che ci comunica l’impossibilità di compiere una qualsiasi scelta senza preoccuparci di ciò che “diranno i mercati”, questa sorta di entità mistica che decide sulla vita e la morte di milioni di persone. Ma i mercati, come abbiamo avuto modo di vedere, agiscono nell’immediato e fanno scommesse decidendo su delle percezioni. Nel mercato vince chi ha intuito, chi possiede e diffonde informazioni e chi è più veloce. La politica invece dovrebbe agire esattamente all’opposto, dovrebbe avere la capacità di guardare al futuro ed essere provvista di un respiro di lungo periodo; dovrebbe decidere sulla base del ragionamento e non dell’istinto, perché il pensiero ha bisogno di tempo per la riflessione e la valutazione. Se la politica è costretta a decidere inseguendo il mercato, deve rincorre gli istinti e le percezioni, diviene così latitante e abdica al proprio ruolo.