Continuiamo con la trattazione del debito pubblico, lo strumento utilizzato dalla élite finanziaria per determinare il destino d’interi popoli. I meccanismi utilizzati sono sempre gli stessi, infatti, se avrete la pazienza di ascoltare e riascoltare il video sottostante (ve lo consiglio vivamente), vi renderete conto di quanto siano attuali le parole che Thomas Sankara pronunciò il 29 luglio 1987 durante la riunione dell’OUA (Organizzazione per l’Unità Africana). Per chi non lo conoscesse, Sankara è stato presidente del Burkina Faso; un giovane militare carismatico, valoroso e amato dal suo popolo, che, oltre che cambiare il volto del suo Paese con radicali riforme, ebbe il coraggio di porsi contro il sistema di potere economico-finanziario che tiene sotto scacco una parte del mondo. Dopo una rapida carriera militare, divenne a soli 34 anni presidente della colonia francese Alto Volta, alla quale cambiò il nome in Burkina Faso. Mise in piedi una dura campagna di tagli degli sprechi statali e soppressione dei privilegi, finanziando un enorme sistema di riforme sociali, in un Paese a maggioranza contadino con un altissimo tasso di mortalità infantile e un tasso di analfabetismo che sfiorava il 98%. Un esempio di moralità e impegno, completamente distante dai modelli ai quali siamo abituati. Rinunciò ai benefici personali e alla sua morte gli unici possedimenti consistevano in una casa di proprietà della famiglia, un conto in banca di 150 dollari e una chitarra. Sarebbero tante le cose da dire su di lui e sulle innumerevoli riforme adottate, ma quello che c’interessa evidenziare in questo contesto è la sua dura presa di posizione contro le potenze colonizzatrici, il suo smascherare gli strumenti con i quali si è creato un mondo sempre più diseguale. La sua vita e le sue gesta andrebbero studiate approfonditamente, e il discorso andrebbe fatto ascoltare e spiegato in tutte le scuole: è una forte testimonianza di come stanno realmente le cose. Le sue parole spiazzarono e suscitarono perplessità in molti dei presenti, perché avere il coraggio di affermare pubblicamente la verità, specialmente quando quest’ultima è scomoda e pericolosa, è sempre destabilizzante per chi sa ma non trova il coraggio di reagire. Sankara invitava tutti i Paesi africani a essere uniti e non pagare il debito pubblico, perché quest’ultimo è utilizzato dai paesi occidentali quali America, Francia e Inghilterra, come una nuova forma di colonizzazione. Le sue parole erano molto chiare e dirette, senza possibilità di equivoci: “Loro, i finanziatori, certo non moriranno se noi non pagheremo il debito, mentre il nostro popolo sì”. Inoltre, propugnava la crescita dell’economia nazionale sfruttando le risorse della propria terra per produrre beni e così limitare le importazioni: “il nostro Paese produce cibo sufficiente per nutrire tutti i burkinabè. Ma a causa della nostra disorganizzazione, siamo obbligati a tendere la mano per riceve aiuti alimentari, che sono un ostacolo e che introducono nelle nostre menti le abitudini del mendicante. Molta gente chiede dove sia l’imperialismo: guardate nei piatti in cui mangiate”. Cosa aggiungere a queste parole che pesano come macigni, ascoltarle a posteriori provoca brividi, soprattutto quando esplicita la consapevolezza di essere in pericolo e rischiare la vita se lasciato solo: “E’ possibile che a causa degli interessi che minaccio, a causa di quelli che certi ambienti chiamano il mio cattivo esempio, con l’aiuto di altri dirigenti pronti a vendersi la rivoluzione, potrei essere ammazzato da un momento all’altro. Ma i semi che abbiamo seminato in Burkina e nel mondo sono qui.” Queste parole sono profetiche, infatti meno di tre mesi dopo, il 15 ottobre 1987, viene assassinato a seguito di un colpo di stato, da parte del suo vice nonché successore Blaise Campaorè, appoggiato da potenze straniere. Le sue gesta e la sua morte non devono essere vane, chi sa, chi ha compreso, nonostante le numerose mistificazioni, ha il dovere di agire, ha il dovere morale di informare e svegliare le coscienze. Il rischio che si corre è di non essere creduti, perché il pensiero dominante tenderà sempre a screditare le poche voci critiche che si sollevano, ma questo non può essere una giustificazione per non agire, anzi deve essere il motore che spinge ancora più forte l’azione divulgativa. Sankara è andato fino in fondo, indicando chiaramente i colpevoli: “l’imperialismo, attraverso le multinazionali e il grande capitale”. Inoltre ha ricordato a noi, popolo europeo, di essere vittima dello stesso potere: “le masse popolari in Europa, non sono contro le masse popolari in Africa. Ma quelli che vogliono sfruttare l’Africa sono gli stessi che sfruttano l’Europa. Abbiamo un nemico comune.” Spero che le sue parole, il suo esempio, e il sacrificio estremo possano servire a risvegliare le coscienze di popoli sempre più assopiti. Abbiamo il dovere morale di contribuire, ognuno per quello che può, a rendere questo mondo un posto migliore rispetto a come lo abbiamo trovato.
È importante anche solo ricordare degli esempi di coraggio come Sankara.