Quello che è successo negli ultimi giorni è illuminante per chi fa ancora fatica a comprendere la triste realtà nella quale siamo immersi. Purtroppo il progetto euro, come andiamo ripetendo da tempo su questo umile blog, è fallimentare, e poco alla volta iniziano a rendersene conto un po’ tutti. Peccato che quando tutti ne saranno coscienti sarà troppo tardi, perché a quel punto i danni saranno ingenti. L’esperimento dell’euro è un meccanismo mal concepito, che non ha le gambe per camminare, imposto dall’alto come strumento di salvezza unico e immodificabile. Una moneta che in realtà rappresenta un modello reso inattaccabile da una protezione politica, mediatica e culturale. Tutti quelli che hanno provato ad evidenziarne le criticità, anche con sensate e fondate analisi economiche, sono stati etichettati con il marchio usato quasi sempre in maniera diffamatoria di “sovranisti”. Aggettivo apposto come una moderna lettera scarlatta. Come ho già scritto in altre occasioni, spero sinceramente che le mie analisi siano sbagliate, soprattutto per un senso di protezione nei confronti dei miei figli e delle nuove generazioni. Preferirei essere smentito piuttosto che avere ragione e subire le conseguenze di un simile fallimento. Ma, purtroppo, devo confessare che la mia speranza di essere nel torto viene quotidianamente smentita dalla realtà. Gli accadimenti degli ultimi giorni ne sono una dimostrazione lampante, a partire dalle dichiarazioni del presidente della BCE Mario Draghi che, nonostante negli ultimi anni abbia stampato miliardi di euro, non è riuscito a raggiungere gli obiettivi prefissati, e ritrovandosi con un’Europa a rischio recessione ha dovuto ammettere che l’unico modo per sopravvivere è continuare con una politica economica espansiva. Cosicché, quelle che dovevano essere misure eccezionali si preparano a diventare operazioni strutturali, e rimangono l’unica strada per tenere in vita un sistema in coma. A ciò si aggiungono le sorprendenti parole del presidente della Commissione europea Jean-Claude Junker, uno dei simboli della politica dell’austerità, che ammette pubblicamente gli errori di politica economica commessi in questi anni dall’Unione europea. Probabilmente lo ha fatto per opportunismo politico, così da sottrarre terreno agli avversari visto che tra poco ci saranno le elezioni europee; o forse si è reso conto della drammaticità della situazione e ha capito che non si può continuare a nascondere la realtà per troppo tempo; oppure lo ha fatto per altri motivi a noi sconosciuti. Ma non è importante conoscere le motivazioni che lo hanno indotto a fare tali dichiarazioni, ciò che è interessante registrare è la pubblica ammissione. E come se tutto ciò non bastasse, sono arrivate le parole di Aldo Cazzullo scrittore ed editorialista del blasonato Corriere della Sera, un quotidiano che sicuramente non può essere considerato antisistema. Cazzullo, nella sua celebre rubrica, ha risposto a un lettore che gli ricordava il ventennale dell’euro ribadendogli che “non c’è molto da festeggiare”. Ha esposto, meglio di un “sovranista”, una disamina puntuale dei problemi della moneta unica europea, dimostrando che anche dalle parti di Via Solferino hanno iniziato a comprendere, o semplicemente ad ammettere, come stanno realmente le cose.