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A differenza di molti, non sono preoccupato per ciò che dice Salvini ma del fatto che lo dica. Lo reputo un politico capace e molto scaltro, e non credo che non si renda conto che da qualche mese il suo ruolo è cambiato. Non è complicato comprendere che il ruolo di un Ministro della Repubblica, chiamato a risolvere i problemi di un Paese, è diverso da quello di un capo politico che mira innanzitutto alla crescita del partito. Non posso credere che un ragionamento così banale possa sfuggire ad uno che fa politica da quando portava “i calzoni corti”. In un Paese in difficoltà, come il nostro, avere un importante ruolo di governo significa accantonare tutto il resto e lavorare senza sosta per il Paese. Significa studiare i problemi e trovare soluzioni efficaci. Non si può avere tempo per interviste provocatorie, continui tweet e confronti mediatici serrati: lavoro che spetta a chi fa campagna elettorale per ottenere consenso. Fatta questa premessa, e prendendo spunto dalla famosa frase di Andreotti: “a pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca”, confesso che a volte penso male e mi assale il dubbio che Salvini non muoia dalla voglia di governare. Senza alcuna pretesa né certezza di verità, di seguito vi illustro alcuni dei miei cattivi pensieri. Iniziamo con il dire che nella situazione attuale, chiunque volesse governare ponendo in essere le misure promesse in campagna elettorale da Lega e M5S, non potrebbe rispettare i parametri europei e dovrebbe avere il coraggio di far saltare il tavolo dell’Unione. Un’azione del genere andrebbe studiata e preparata nei particolari, perché bisognerebbe affrontare la dura reazione dei mercati, con l’impennata dello spread e tutto ciò che ne consegue. Ma, tranne l’eccezione di alcuni esponenti della maggioranza che sembrano pronti a una tale eventualità, per il resto non credo ci sia la minima idea, volontà e coraggio per affrontare una situazione del genere. In un simile scenario, con le tensioni che si creerebbero, Salvini probabilmente interromperebbe la sua rapida ascesa in termini di consenso. Essendo, come la maggioranza degli attuali politici, molto attento ai sondaggi, con una buona dose di tatticismo probabilmente ha preferito la strada più semplice: tenere alta l’attenzione e continuare a fare campagna elettorale, con frasi ad effetto e iniziative simboliche a costo zero (facilmente realizzabili perché non gravano sul bilancio dello Stato). Infatti, fino ad ora Salvini ha affrontato unicamente tematiche di forte impatto sociale che colpiscono l’immaginario di un popolo giustamente incattivito. Questo atteggiamento, che mira a far “assaporare” al popolo ciò che lui potrebbe fare, è una sorta di anteprima, un trailer del film che uscirà. Ciò gli permette di fare il pieno di consensi e cannibalizzare i partiti minori della sua area, compreso Forza Italia. Una volta ottenuto questo risultato e divenuto il leader incontrastato del centrodestra, sarà semplice trovare un pretesto per far cadere il governo. Alle prime difficoltà, che non tarderanno ad arrivare, incolpare l’alleato sarà una tentazione molto forte. In realtà questa tentazione ce l’avrà anche Di Maio che, non appena finirà il viaggio di nozze con gli elettori e inizierà a scontrarsi con la realtà, comprenderà fino in fondo il difficile compito da affrontare e l’enorme responsabilità che grava sulla sua testa. A questo punto, se salta il tavolo, Salvini sarà avvantaggiato perché, politicamente più abile e spregiudicato di Di Maio, con la sua linea politica sarà diventato popolarissimo. Avrà eroso anche buona parte di consenso al Movimento 5 Stelle, e sarà un leader indiscusso, pronto a governare il Paese con la promessa di proiettare il film intero e non più solo il trailer. Mai come in questo momento ho sperato di sbagliarmi, mi auguro che i miei siano solo cattivi pensieri e vengano smentiti platealmente dai fatti. Non vedo l’ora di scrivere un articolo nel quale dichiarerò di aver commesso un errore di valutazione, riconoscendo lo spessore umano e politico del ministro Matteo Salvini.