Quello che sta accadendo in questi giorni con la nave Aquarius, con a bordo 629 migranti, bloccata per due giorni nel Mediterraneo a causa del braccio di ferro tra l’isola di Malta e l’Italia, non è solo un caso diplomatico tra due paesi, ma è la trasposizione nella realtà della celebre fiaba danese “I vestiti nuovi dell’imperatore” di Hans Christian Andersen, nella quale due imbroglioni si fingono tessitori e vendono ad un imperatore vanitoso una stoffa inesistente che a loro dire è invisibile agli stolti. Il re e i suoi cortigiani fingono di apprezzare il tessuto fino a quando è l’innocenza di un bambino a riportarli nella realtà, il quale grida quello che era visibile a tutti ma che nessuno aveva il coraggio di affermare: il re è nudo! Ciò che ha gridato l’Italia in questi giorni, per bocca del neo ministro degli interni Matteo Salvini, ha lo stesso sapore del grido del bambino e suona più meno così: l’Italia è sola in Europa. Una verità lapalissiana ma che i più si ostinano a non vedere, perché il pensiero mainstream persevera nel negare l’evidenza. Ma si sa, la verità ha la testa dura, e prima o poi prevale sulla menzogna. Con la provocatoria chiusura dei porti italiani è uscito allo scoperto quello che era evidente a tutti, e cioè che l’Unione Europea non esiste. L’Unione è soltanto un insieme di accordi e parametri economici volti a punire alcuni e premiare altri, senza alcuna forma di democrazia, di visione politica e solidarietà tra i paesi. In questa circostanza il problema si è risolto grazie all’iniziativa del governo Spagnolo, ma si è trattato di un intervento sporadico (frutto di una particolare situazione politica) e non organico, e non si può pensare di affrontare problemi enormi facendo affidamento alle iniziative occasionali di qualcuno. Noi, come tutti i paesi europei, oltre ad avere il dovere morale, abbiamo anche bisogno di immigrati per un puro fatto demografico (come abbiamo detto qui, e qui), ma non si può pensare di scaricare tutto il peso sull’Italia. Basta guardare una carta geografica per rendersi conto che, per una questione di dimensioni, non possiamo accogliere tutta l’Africa in Italia, ma allo stesso tempo non possiamo neanche pensare di non accogliere nessuno. Allora, è facile comprendere che per affrontare sfide simili è indispensabile la politica: tracciare una strategia condivisa pensando al futuro. Se si vuole iniziare a costruire l’Unione Europea, bisogna smetterla con la difesa delle rendite di posizione e iniziare ad affrontare seriamente i problemi, in un’ottica di solidarietà e strategia comune. Altrimenti, si può continuare a fare ciò che è stato fatto fino ad oggi, sciacquandosi la bocca con belle parole per poi trincerarsi egoisticamente dietro gli interessi propri e del proprio paese. Ma si abbia almeno la decenza di non fingersi stupiti quando i partiti definiti “populisti” avanzano e vanno al governo. I problemi della società attuale sono complessi e abbiamo bisogno di chi si sporca le mani per affrontarli, e non degli oratori in doppio petto da salotto.