Ricordo, a chi lo avesse dimenticato, che questa legge elettorale è stata concepita per diversi motivi, e lo scopo originario, anche se latente, era quello di penalizzare il Movimento 5 Stelle. Gli elettori del Movimento il giorno dopo le elezioni del 4 marzo, visti i brillanti risultati, hanno festeggiato facendosi beffa degli avversari. Si sono dichiarati vincitori e hanno iniziato a dettare le regole del gioco. Ma non hanno ancora capito che, nonostante l’apparente vittoria, questa legge elettorale li danneggerà molto di più di quanto era nelle intenzioni di chi l’ha ideata. Perché, come ho già scritto, con il sistema elettorale proporzionale si torna alla centralità della politica, in quanto si è costretti al compromesso. E, che piaccia o no, gli accordi li stringono i vertici dei partiti all’interno del Palazzo. Ciò non è per forza negativo, a patto che ci sia una classe dirigente seria e onesta, ma questo è un altro capitolo e non è ora il momento di aprirlo. Invece, ciò che è importante sottolineare in questo ragionamento è che un sistema così concepito va esattamente nella direzione opposta alla visione politica dei Cinque stelle. Il Movimento, nato sulla spinta dell’antipolitica, è cresciuto alimentandosi alla fonte di diversi dogmi: il valore supremo dell’onestà, il forte significato dei simboli e l’etica dei principi. I Cinque stelle hanno sempre avuto una pessima opinione dei politici, e non perdono occasione per ribadirlo, infatti hanno notevolmente contribuito a ridimensionarne l’immagine, arrivando a considerarli dei semplici “dipendenti”. Partendo da questo assunto, si comprendono le loro proposte sul ruolo dei politici, riconducibili ad un unico principio: il dipendente, disponendo di poca autonomia nelle scelte, deve limitarsi a eseguire il volere del titolare. Nella prassi politica si traduce nel vincolo di mandato, nelle riunioni in streaming, nel voto palese e nei limiti al numero di mandati. Insomma, a torto o a ragione, almeno negli intenti hanno ristretto la libertà ai rappresentanti del popolo. Ma questa scelta stride fortemente con l’attuale sistema elettorale, per il quale l’azione politica è vitale. I partiti che decidono di governare il Paese devono, per forza di cose, fare accordi e, si sa, nella negoziazione per raggiungere l’obiettivo è necessario rinunciare a qualcosa e accettare anche ciò che non piace. Ma un elettorato arrabbiato e fortemente ideologizzato, come quello del Movimento 5 Stelle, non accetterà mai una scelta del genere, perché non la capirà e la vivrà come un tradimento. Con questa legge elettorale, e in questo momento storico, per loro le strade sono due: rinunciare al governo e continuare a fare opposizione, con tutte le incognite che ciò comporta; oppure, come probabilmente sarà, accettare la sfida del governo e stare alle regole del gioco. Ma in questo secondo caso si tratta di imboccare una strada impervia che progressivamente li snaturerà, allontanandoli dai loro dogmi fondativi e dai loro elettori.
Parole sante!