In questa campagna elettorale siamo bombardati da tanti buoni propositi. Tutti i partiti, da destra a sinistra, ci vogliono rendere più ricchi con promesse di riforme strepitose. Si va dalla riduzione delle tasse con la proposta della flat tax, alla riforma della legge Fornero, al reddito di cittadinanza. Tutte proposte interessanti e degne di approfondimento, ma che si portano dietro un interrogativo al quale se non si risponde diventano vane le proposte. La questione dirimente, alla quale i partiti devono dare una risposta, consiste nello stabilire in maniera chiara e definitiva quale rapporto il nostro Paese vuole avere con l’Europa. Se non si hanno le idee chiare su questo tema è inutile parlare di altro; e se lo si fa, o si è in malafede oppure non si ha consapevolezza della complessità dei temi trattati. Le proposte di riforma seppur interessanti sono molto diverse, ma hanno una caratteristica in comune: sono costose. Di conseguenza non c’è la minima possibilità di realizzarle all’interno dei parametri imposti dall’Unione Europea. Non ci sono ragionamenti sofisticati da elaborare, c’è solo da capire che si tratta di un gioco a somma zero e che quindi una scelta esclude l’altra. Se, come tutti i partiti più o meno apertamente sostengono, si decide rimanere in un’Europa così concepita dove i margini di movimento sono minimi, non è possibile ipotizzare i cambiamenti radicali proposti; se invece si decide di apportare modifiche consistenti, come quelle proposte, è necessario rompere la gabbia all’interno della quale siamo bloccati e sforare i parametri, sfatando i tabù. In maniera prioritaria, coraggiosa e onesta, tutti i partiti prima di paventare qualsiasi tipo di cambiamento dovrebbero dichiarare cosa intendono fare rispetto a temi fondamentali come il fiscal compact e i trattati europei, da Maastricht in poi. La questione è tutta qui e la si può sintetizzare in una sola parola: sovranità. O si decide di riappropriarsi della sovranità politica e monetaria, e allora si possono anche pianificare progetti che prevedono ingenti spese, oppure, come quasi certamente sarà, si continua a rimanere all’interno di un progetto più grande di noi che ha alla base la cessione di sovranità. Ma allora bisogna essere realisti e muoversi all’interno di un recinto dove si hanno piccoli spazi di manovra. C’è un grande bisogno di chiarezza, di rimettere in ordine i pensieri e affrontare i problemi seguendo una gerarchia logica e naturale.