E ora parliamo degli ultimi. Dei lavoratori non lavoratori. Di quelli che lavorano anche 40 – 50 ore a settimana, che non conoscono i propri colleghi né i datori di lavoro e che guadagnano al massimo 400 euro lorde al mese, alle quali devono sottrarre i costi dell’utilizzo del proprio mezzo. Di quelli che appartengono all’economia dei lavoretti e che, a dire dei manager delle multinazionali, sono fortunati perché scelgono quando e come lavorare semplicemente accedendo ad un’app. Abbiamo già dimostrato quanto sia falsa questa affermazione, perché in realtà chi utilizza queste applicazioni non è libero ma ingabbiato in un sistema che innesca competizione e crea dipendenza. Per cercare di capire come ciò avviene, prediamo ad esempio dei lavoratori simbolo di questo mondo, quelli di Uber, i quali una volta che accedono all’app entrano in un sistema altamente competitivo, dove vengono misurate e confrontatale le prestazioni: viene calcolato il tempo di risposta e la velocità d’intervento. Una volta ricevuta una richiesta di passaggio hanno venti secondi per accettarla, e se rifiutano tre richieste consecutive vengono puniti con l’espulsione di due minuti dal sistema. Le prestazioni vengono riassunte in una classifica settimanale con l’indice di gradimento dei clienti. Gli autisti ricevono una mail dove è indicato il punteggio loro assegnato, e in base alla media generale è specificato se il risultato raggiunto è accettabile; se non lo è si può essere disattivati dal sistema. Meccanismi simili sono applicati da tutte le società che lavorano con le app, tipo quelle che trasportano merci o che consegnano pranzi da asporto. In quest’ultimo caso vengono parametrati tutti i tempi: dalla ricezione dell’ordine, alla sua accettazione, al raggiungimento del ristorante e la consegna al cliente. Con dei calcoli sofisticati vengono stimate delle tempistiche di intervento, dove sono considerate numerose variabili, e chi scende al di sotto dello standard medio viene redarguito con una comunicazione e può essere espulso. Nella famosa Silicon Valley, già da qualche anno, sono nate start up che producono tali sistemi da applicare un po’ in tutti i settori, come ad esempio quello della vendita al dettaglio. Sofisticati algoritmi sono in grado di calcolare, in base al meteo e al traffico, la tipologia e il numero di potenziali clienti, le prestazioni dei lavoratori e il loro tasso di vendita. Sono in grado di stabilire se i lavoratori producono più singolarmente, in coppia o in gruppo, e con i dovuti confronti ricavano la turnistica e il compenso. Insomma, nel mondo della tecnica nulla più e lasciato al caso, dai gusti alla capacità di spesa del cliente alle caratteristiche e redditività del lavoratore. Benvenuti nell’epoca del pensiero veloce nel mondo complesso.