Nell’articolo Dal mercato monetario a quello finanziario abbiamo introdotto il concetto di finanza, e colto ciò che concettualmente la differenzia dalla moneta. Molti termini finanziari sono entrati nel linguaggio comune, ormai tutti parlano di spread, di azioni, obbligazioni, BOT, BTP, di Down Jones, indice Nasdaq ecc., mentre giornali e telegiornali dedicano sempre più spazio alla borsa. Inoltre, il termine più utilizzato per spiegare la crisi americana del 2008 è finanziarizzazione. Come abbiamo visto con la nascita della finanza cambia il concetto di valore, il quale non è più intrinseco né legato ad un bene ma correlato a una previsione: il valore dipende da ciò che sarà. Ma quando è iniziata questa trasformazione? E perché? Rispondere a tali domande è indispensabile se vogliamo cercare di capire dove ci stiamo dirigendo. Iniziamo con il constatare che a partire dal secondo dopoguerra l’economia dei Paesi sviluppati è andata benissimo, c’è stato un ventennio che un noto storico del novecento ha definito “l’età dell’oro”. Poi le cose hanno iniziato a cambiare, perché il boom dei consumi è rallentato e il capitalismo è entrato in una crisi dalla quale non è più venuto fuori. Ciò che è accaduto è facile da comprendere se pensiamo che nel dopoguerra c’era un Paese da ricostruire, che le fabbriche di armi sono state convertite per produrre beni di massa, e che con l’avvento della società dei consumi (mass-media e marketing) tutti hanno acquistato beni secondari, ovvero non legati all’alimentazione, come ad esempio l’automobile e gli elettrodomestici. Così una volta saturato il mercato i ritmi di acquisto sono divenuti più blandi; ma in un mondo capitalista basato sul profitto quest’ultimo non poteva fermarsi, e si è quindi deciso di realizzarlo altrove, passando dall’economia reale a quella finanziaria. In questi anni è nata e si e diffusa l’economia del debito, tutto ha iniziato ad essere acquistato a rate, con finanziamenti che venivano propinati a chiunque, anche per comperare un semplice elettrodomestico. In alcune circostanze si è giunti al paradosso di non poter pagare in contanti, ma soltanto sottoscrivendo un finanziamento. Detto ciò, bisogna precisare che il debito non va demonizzato, perché non è qualcosa di negativo in sé. Infatti, se ci riflettiamo, il capitalismo si fonda sul debito, ma su un debito sano che serve a finanziare l’impresa che deve produrre e ottenere un capitale maggiore rispetto a ciò che ha investito. Insomma, un capitalismo dove i soldi presi in prestito servono per avviare o potenziare un’attività produttiva, quindi per incrementare la ricchezza reale. Mentre con l’avvento della finanza si è passati nella dimensione dell’irreale, dove tutto è intangibile e imprevedibile. Con la finanza al potere siamo entrati nell’era dell’uso spropositato e irrazionale del debito, dove si è deciso di vendere ciò che abbiamo di più caro: il futuro.