Mentre in Parlamento si discute di apologia del fascismo e varie ed eventuali, televisioni e giornali chiedono pareri agli “esperti” e si preoccupano di informarci al riguardo. Nel frattempo noi ci accapigliamo su facebook e social vari, rivangando la legge Scelba, e consumando tempo ed energie per difendere l’avamposto tra chi rivendica il saluto romano e chi lo condanna. Peccato che presi da tali priorità, non si trovi il tempo di preoccuparsi, occuparsi e indignarsi per le prestigiose aziende italiane che hanno fatto grande il nostro Paese, e che stanno passando in mano straniera. Per essere più chiaro, faccio un sintetico elenco del patrimonio imprenditoriale svenduto all’estero: L’aceto balsamico di Modena venduto agli inglesi; il brunello di Montalcino passato ai francesi; la birra Peroni ai giapponesi; il Risiko lo Scarabeo e tutta la Editrice giochi va in Canada; Pininfarina agli indiani; Italcementi ai tedeschi; la Pirelli ai cinesi; i treni Frecciarossa ai giapponesi; Indesit agli americani; Krizia in mano ai cinesi; Telecom ai francesi e Pernigotti ai turchi. Potrei continuare a lungo, aggiungendo alla lista: Gucci, Valentino, Bulgari, Fendi, Bottega Veneta, olio Bertolli, e Algida. Ma è inutile andare avanti, possiamo solo concludere: addio Made in Italy, noi abbiamo cose più importanti a cui pensare.